venerdì 26 agosto 2022

 


PIEVE DI CADORE

2022: Anno di anniversari per l’Associazione Organi Storici in Cadore Dolomiti

Il 2022 si è caratterizzato per tre anniversari che l’Associazione Organi Storici in Cadore Dolomiti, ha voluto sottolineare nella XXIX edizione del festival estivo” scrive Efrem Guerrato, portavoce dell'associazione. “Il più vicino nel tempo è stato il 50° compleanno dell’organo Tamburini della chiesa di San Pietro di Cadore; un piccolo gioiello progettato dal maestro Luigi Ferdinando Tagliavini per la parrocchiale dove suonava il suo amico il dottor Paolo Zambelli Franz. Aggiungendo 100 anni all’età dell’organo di San Pietro di Cadore si arriva al 1872 e ad un altro San Pietro. Il San Pietro in questione è quello “in Vaticano” ed al 150° dalla nascita di Lorenzo Perosi direttore perpetuo della “Cappella Sistina” per volere di Leone XIII. Infine aggiungendo altri 50 anni si arriva al 1822 e al 200° della nascita del compositore belga, ma francese di adozione, César Franck”. Come sono stati ricordati questi eventi? “Due concerti sono stati dedicati a Lorenzo Perosi: il primo a Venas di Cadore, che ha fatto scoprire la produzione musicale per organo e il secondo a Vodo di Cadore con l’esecuzione di parte della Missa Secunda Pontificalis, per molto tempo nel repertorio di tante scholae cantorum dei nostri paesi”. D. e per l'anniversario di Franck? “ La proposta dell’esecuzione dell’integrale per organo di Franck è stato il centro delle celebrazioni del bicentenario. I 12 brani più significativi della produzione organistica sono stati eseguiti nel corso di due serate all’imponente organo Mauracher-Zeni della Basilica parrocchiale di Cortina. A questi si sono affiancati altri tributi ad Auronzo con la musica vocale e strumentale, a Lozzo con la produzione per harmonium ed infine a Pieve di Cadore con la Messe solennelle”. Per il resto del programma? “Va segnalato il concerto tenuto nella grande chiesa di San Giorgio di Domegge. In questa splendida cornice è stata eseguita la “Messa dell’Incoronazione” di Mozart, a suo tempo eseguita anche dai Wiener Philarmoniker diretti da Herbert von Karajan durante una celebrazione in Vaticano presieduta dal papa Giovanni Paolo II. In questa occasione il concerto è stato proposto dalla Abreu Chamber Choir e DAR Orchestra Venezuela suscitando profonda emozione quando come ultimo bis è stato eseguito l’inno nazionale venezuelano. Come sempre sono stati raggiunti il Comelico con le tappe a Santo Stefano, Costa di San Nicolò e Candide, la Val Boite con San Vito, Borca e Cibiana, l’Oltrepiave con Vigo e Lorenzago per finire poi a Selva di Cadore, rientrata dopo le limitazioni dovute al Covid”.

Di chi il merito del successo di questi eventi? “Un grazie va a quanti hanno partecipato ai concerti, in primis ai maestri che hanno dato voce al patrimonio organario presente nelle chiese del Cadore, al numeroso pubblico e infine a quanti con il loro sostegno hanno permesso la realizzazione del festival tra cui, la Fondazione Cariverona, il Consorzio dei Comuni Bim Piave di Belluno e la Camera di Commercio di Treviso – Belluno – Dolomiti. A tutti un arrivederci all’anno prossimo; un anno importante per l’Associazione Organi Storici in Cadore Dolomiti che festeggerà la XXX rassegna concertistica, con l’auspicio che possa presto aggiungersi, al temine dei lavori iniziati questa estate, l' organo della Chiesa Arcidiaconale di Santa Maria Nascente di Pieve di Cadore rimesso a nuovo; Chiesa, “caput et mater di tutte le chiese del Cadore” (" capo e madre di tutte le chiese del Cadore"). Efrem guerrato.


 PIEVE DI CADORE

A Pieve e’ già tutto pronto per il 69° raduno dei veci del Cadore. Il raduno arriva poche settimane dopo la grande festa per i 100 anni della Sezione Cadore dell’Associazione Nazionale Alpini. Il clou della manifestazione sarà domenica 28 agosto con la Messa in Piazza Tiziano, la sfilata fino alla Caserma Calvi e l’inaugurazione del monumento a tutti gli Alpini . I “Veci” tornano a Pieve dopo i due anni di pandemia che non hanno consentito lo svolgimento della manifestazione.
Pieve di Cadore si prepara a vivere un altro fine settimana dedicato agli Alpini. Sabato 27 e domenica 28 agosto in Piazza Tiziano e alla Caserma Calvi si sono dati appuntamento i Veci del Battaglion Cadore, gli Alpini che hanno svolto il servizio militare a Pieve di Cadore. “Sarà un ritorno alla grande” afferma Ezzelino Polzotto, capogruppo degli Alpini di Pieve di Cadore, che collabora attivamente all’organizzazione del raduno con un programma degno delle grandi occasioni. Stando alle telefonate ricevute e all’interesse emerso i partecipanti al raduno saranno, tanti più del solito.”
Il raduno, il sessantanovesimo dal momento che l’Associazione “I Veci del Battaglion Cadore” è nata nel 1953, prenderà il via sabato 27 agosto alle ore 10 con il ricordo degli Alpini caduti in servizio ad Ospitale nel 1985. Nel pomeriggio, alle 17, si svolgerà l’assemblea dell’Associazione e alle 20,30 in Piazza Tiziano la Filarmonica di Oleggio darà vita ad un concerto speciale dedicato a tutti gli Alpini arruolati nel Battaglion Cadore.
Domenica 28 in Piazza Tiziano alle 9,30 ci sarà la santa Messa e il saluto da parte del Comune di Pieve che al Battaglion Cadore ha conferito la cittadinanza onoraria. Alle 10,30 prenderà il via la sfilata dei Veci fino alla Caserma Calvi a Tai con l’inaugurazione del monumento all’Alpino realizzato dal Gruppo ANA di Pieve. La manifestazione si concluderà con il rancio anche per ricordare i tanti ranci consumati all’interno della casa del Battaglion Cadore, la Caserma Pier Fortunato Calvi. VITTORE DORO


 PIEVE DI CADORE

La “nonna” di Pieve di Cadore ha 104 anni. Si chiama Maria Luigia Bet vedova Tonon la signora più anziana del Comune di Pieve di Cadore. Nei giorni scorsi ha compiuto 104 anni essendo nata l’8 agosto 1918.“Sono stati 104 anni veramente vissuti”, spiegano i discendenti, “nei quali la sua esistenza, sempre lucida e vivace, ha sempre avuto un peso importante e sa dare ancora molto a chi la conosce e la incontra”. Lucidissima e pronta alla battuta ha ricordato con piacere al sindaco di Pieve, che è andato a trovarla per farle gli auguri, gli anni di intensa attività con tanti sacrifici ma anche con una grande soddisfazione professionale e molta gioia derivante da una famiglia che è sempre stata unita. Da anni ormai soffre di una cecità invalidante che però ha ridimensionato solo in parte il suo stile di vita fatto di tanti interesse, di passeggiate, di esercizi mnemonici e di curiosità. Maria Luigia Bet è nata a Colle Umberto in Provincia di Treviso l'8 agosto 1918, 5^ di una famiglia di 9 figli, ma per un errore dell'ufficio anagrafe del Comune di Colle Umberto, distrutto da un incendio, durante la guerra, viene registrata con data di nascita diversa: 6 agosto 1918, che rimarrà trascritta in tutti i registri e i documenti. Maria Luigia, dunque, non solo è ultracentenaria, ma è anche una delle poche superstiti della Prima Guerra Mondiale. Si sposa con Bruno Tonon, di Castello Roganzuolo il 16 febbraio 1946, dove va ad abitare. La famiglia cresce presto. Nascono 4 figli: Maurilio, Clara, Cesarina e Gilberto. Nel 1954, l'11 novembre, Bruno Tonon , che nella Seconda Guerra Mondiale per un decennio era stato fisso nelle caserme di Tai, decide di trasferisrsi con tutta la famiglia dal Castello Roganzuolo, proprio a Tai di Cadore. Quì iniziano ad occuparsi di agricoltura, ma ben presto integrano questa attività con un'azienda turistica – commerciale-, con l'unico scopo di mantenere la famiglia e di dare un futuro ai loro figli. Ben presto con il loro impegno e il loro lavoro diventano degli imprenditori affermati: la Comunità li accoglie e li porta a integrarsi e a collaborare a varie iniziative per la collettività. Nel 1994, il marito Bruno muore e nonostante Maria sia rimasta sola, con la tenacia e il coraggio che ha sempre dimostrato, non solo affronta il dolore per la perdita del marito, ma continua il suo impegno di madre, mettendo al primo posto l'unione della famiglia. Fornisce così un esempio di amore per la vita. In questo suo impegno trova l'attiva collaborazione da parte dei figli, dei generi, delle nuore e dei nipoti: Giorgio, Claudia, Stefano, Paola e Nadia. Li segue da vicino, come sta ancora seguendo i pronipoti: Giorgia,Matilde, Alessia, Filippo, Asia, Laura e Andrea, negli studi, negli importanti risultati sportivi e nei vari interessi. “Sono stati 104 anni veramente vissuti”, spiegano i discendenti, “nei quali la sua esistenza, sempre lucida e vivace, ha sempre avuto un peso importante e sa dare ancora molto a chi la conosce e la incontra”. VITTORE DORO

sabato 13 agosto 2022

 DOCUFILM "TIZIANO SENZA FINE"

PIEVE DI CADORE

La serata di oggi non sembra un evento organizzato in un centro delle Dolomiti, seppure paese natale di Tiziano, ma potrebbe essersi verificato a Parigi, Roma o Londra” , ha commentato il regista Nino Criscenti al termine della proiezione del docufilm “Tiziano senza fine”, “tanta è la valenza culturale espressa sapientemente dagli organizzatori”. Continuando gli appuntamenti con l’Estate Tizianesca 2022, la rassegna che dal 2005 propone eventi vari, la proiezione del docufilm, ha segnato il momento più alto della stagione 2022: è stata sufficiente un’occhiata alla sala affollata, per rendersene conto. Nell’Auditorium Cos-Mo di Pieve di Cadore, infatti, è stato proiettato “Tiziano senza fine” con la presenza in sala del regista Nino Criscenti del autore delle musiche Matteo D’Amico e Stefania Mason, Enrico Maria dal Pozzolo e, al pianoforte, di Marco Scolastra che ha accompagnato il film con brani di Johann Sebastian Bach, Matteo D’Amico e con la sorpresa finale dell’incompiata partitura del musicista Baldassarre Galuppi. Il docufilm, prodotto dalla Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore e Land Comunicazioni, in 52 minuti riesce a condensare la grandezza di Tiziano attraverso le sue opere iconiche, ma anche grazie al racconto di Tiziano visto come uomo. Una narrazione con la regia di Luca e Nino Criscenti, padre e figlio, maestri del documentario d’arte in Italia, guidata da tre voci d’eccezione – Enrico Maria dal Pozzolo, Augusto Gentili e Stefania Mason – e dalle musiche di Matteo d’Amico, “tra i più ricercati compositori contemporanei”, ha spiegato la presidente della Fondazione Giovanna Coletti, “ che ha fatto del rapporto tra musica, poesia e arte una sua personalissima cifra stilistica”.Il risultato si sgrana tra sguardi, voci, suoni: un insieme per entrare nella vita, privata e pubblica, e nell’opera di Tiziano, dai suoi primi passi ai suoi ultimi segni sulla tela. Un racconto, sui luoghi dei suoi giorni – le montagne del suo Cadore, i colori della sua Venezia – e con le sue opere, viste là dove si conservano, nelle chiese, nei palazzi, nei musei di mezzo mondo. La sua vita, la sua pittura: i personaggi che ha ritratto e i ritratti di se stesso, le sfide, gli amori, le pene. Un percorso cronologico, con le voci dei tre studiosi registrate separatamente e inserite nel contesto dal regista, che si alternano agli sguardi sui dipinti, colti nell’intero e sezionati nei dettagli, alla ricerca della loro identità. Sguardi senza voci, accompagnati dai suoni. Non tutte le opere, non un catalogo, ma quasi tutti i capolavori, scelti per tratteggiare al meglio le fasi della storia di Tiziano. Buon viaggio, Tiziano, come messaggero della cultura e del Cadore, nel mondo.





VITTORE DORO



venerdì 12 agosto 2022

 

11 agosto film rifugio galassi

CALALZO DI CADORE

Questa sera, alle ore 21, nella sala consigliare del municipio di Calalzo di Cadore sarà proiettato in anteprima il docufilm “Galassi per sempre-50 anni di volontariato mestrino sulle Dolomiti”. Il documentario è stato realizzato dallo scrittore Marcello Mason e racconta le vicende di 50 anni di autogestione del Rifugio Galassi. Il film viene proiettato proprio nell'ambito del centenario della nascita della Sezione Cadore dell'ANA. La conferenza del colonello Gianluigi Rinaldi sulla storia degli Alpini tenuta nel Cos-Mo venerdì scorso, aveva posto in risalto la spedizione sfortunata degli Alpini in Africa. Una vicenda che aveva lasciato in sospeso l'importanza storica della spedizione. Il vuoto sarà colmato durante questa sera quando sarà spiegato il suo valore storico che ha portato all'intitolazione del Rifugio Galassi, proprio ad un Alpino caduto in Africa.


“Era
il 19 ottobre del 1913” racconta lo scrittore “ che il ricovero militare, collocato sotto la Forcella Piccola dell’Antelao, venne inaugurato dedicandolo a Pietro Galassi, tenente del VII° Alpini scomparso nella primavera dello stesso anno per malattia ad Aziza, nel corso della guerra di Libia. Il giovane si era spento lì, in quel deserto infuocato e inospitale, così diverso dal suo Cadore, con l’ultimo pensiero rivolto alla famiglia e agli amati monti che più non avrebbe rivisto. Lo stabile sarebbe stato inoltre utilizzato come base per addestramento ed esercitazioni alpinistiche, in un luogo di rara suggestione, vista anche la presenza di imponenti ghiacciai. Ma a dispetto delle aspettative, esso ebbe vita abbastanza breve, se si considera che di lì a non molto già appariva in evidente stato di abbandono”. Considerato il nascente interesse per l’escursionismo, la Sezione del C.A.I. di Pieve di Cadore chiese al Demanio di poterlo trasformare in un rifugio alpino, affidandone la gestione a Marco Moretti, di Calalzo. Ciò in considerazione dei suoi meriti di soldato nonché dell’essersi distinto nell’attività di recuperante di salme degli alpini. La sua gestione inizio nel 1932. Per quasi trent’anni l’uomo ne ebbe cura. E con lui la moglie Celina e la prole. La famiglia venne coinvolta nella gestione molto faticosa, perché non esistevano ancora né luce elettrica né collegamenti telefonici, nessuna teleferica per il trasporto dei beni di prima necessità.

Preso atto dei costi divenuti impegnativi, la Sezione di Pieve dopo alcuni anni rinunciò alla gestione del Galassi, e nel 1937 fu restituito all’autorità militare. Nonostante ciò Moretti proseguì nella conduzione, anche se non con continuità. Nell’estate del 1950 il rifugio passò alla Sezione di Mestre che da tempo l'aveva desiderato, mantenendo comunque il vecchio custode. L’inaugurazione avvenne il 6 agosto dopo essere stato ammodernato, grazie ai contributi Comuni di San Vito, Borca e Pieve di Cadore. Alla scomparsa di Marco la famiglia Moretti si rimboccò le maniche e per un altr’anno riuscì a portare avanti l’attività. Seguirono varie gestioni, aggravate dal degrado dello stabile: il tetto che lasciava penetrare l’acqua in modo sempre più preoccupante, arredamento obsoleto e impianti inefficienti. Nella primavera del 1968 venti furibondi, la cui velocità stimati di cento chilometri orari, scoperchiarono il rifugio. La Sezione non potendo tra l’altro fare a meno di considerare quanto i tempi fossero cambiati con le nuove esigenze dei visitatori, in termini di vitto e alloggio. Furono giorni dolorosi, segnati dall’incertezza tra l’eventualità di rinunciare definitivamente al Galassi e quella di trovare una soluzione, senza saper immaginare quale.

Quand’ecco, nel 1970, vi fu una fiammata di orgoglio che ad altri poteva apparire follia. Delusi dalle ultime gestioni, si considerò la formula del tutto inedita dell’autogestione. Perciò soci che gratuitamente, si sarebbero alternati nella sua conduzione. Una formidabile scommessa, dall’esito in quel momento quanto mai incerto, ma che si sarebbe rivelata vincente.

Superato l’entusiasmo iniziale, erano però venuti a galla i nodi della gestione, a cominciare dai rifornimenti di viveri e materiali. I volontari provarono a risolvere il problema con le proprie forze, ma nel breve termine si era compreso quanto massacrante fosse lo sforzo richiesto. Fu così che si fece strada l'idea di un impianto a fune che consentisse il trasposto di viveri e materiali dalla Val d’Oten, fino al rifugio. A dispetto di alcune disavventure, nell’estate del 1975 la sospirata teleferica terminava con successo la sua prima corsa. Nel corso degli anni sopravvenero normative igienico-sanitarie che equiparavano rifugi come il Galassi e il Chiggiato a quelli di fondovalle senza alcuna considerazione del loro prezioso contributo sociale e culturale svolto in alta montagna. Un esempio: il Chiggiato, che per dotarsi dei servizi previsti, costò la vita per le fatiche sopportate al suo gestore Sandro Valcanover. Già all’inizio degli anni novanta il Galassi realizzò una centralina alimentata dall’acqua di fusione dei ghiacciai e utilizzando generatori di corrente di ultima generazione, più silenziosi e rispettosi dell’ambiente.

Frattanto era proseguita la strutturazione del rifugio, della cucina, delle camerate e dei bagni. Dedicando tra l’altro uno spazio speciale al “Centro di attività alpine”, a ricordo di due soci, Gianluigi Visentin e Roberto Malgarotto, tragicamente scomparsi nel settembre del 1992 in Nepal. Nacquero così le “Settimane dell’amicizia” che puntualmente hanno portato nel rifugio ragazzi spesso al primo incontro con l’alta montagna. Il resto è attualità. “Mezzo secolo che comunque si consideri” conclude Marcello Mason, “è una storia che non può certo lasciare indifferenti: iniziata con l’ammirevole interessamento della Sezione di Pieve di Cadore, proseguendo poi con la grande avventura mestrina, ora giunta ai suoi cinquant’anni di autogestione. Tanto impegno, fedeltà e amore, meritano realmente una visita a quel rifugio di montagna, posto poco sotto la Forcella Piccola. Lì, nel cuore del Cadore” VITTORE DORO.


giovedì 11 agosto 2022

 

PIEVE DI CADORE 11 AGOSTO

Perché il 25 settembre non viene consentito il voto digitale agli studenti universitari fuori sede dato che ogni studente è obbligato ad avere lo Spid che lo identifica? Sarebbe la soluzione ottimale e senza pericolo di brogli di un problema che può pesare il 2% di astenuti alle prossime elezioni politiche.

Gli studenti universitari cadorini sono piuttosto arrabbiati perché la maggioranza di loro non potrà partecipare alle elezioni politiche del 25 settembre prossimo. “Il motivo è molto semplice” spiegano Alice, Margherita e altri,” perché la maggioranza di noi che studia fuori sede, domenica 25 non potrà essere presente nei loro paesi d'origine perché il giorno successivo 26 settembre, inizieranno le lezioni nei nostri atenei. Per questo tutti coloro che studiano fuori sede, come Padova, Ferrara, Udine, Verona e Venezia, nei giorni vicini alla domenica elettorale, saranno impegnati nel reperire l'alloggio e prepararsi per iniziare il nuovo anno di studi. Inoltre, c'è anche il problema della spesa: oggi non sono più previsti rimborsi nemmeno delle spese di viaggio, com'era per gli emigranti anni fa. Uno studente, specialmente proveniente dalle Dolomiti, possiede denaro sufficiente solo per studiare. Non può quindi permettersi la spesa di un viaggio andata e ritorno solo per votare. Per questo, la maggioranza di noi non rientrerà a casa perché l'impegno dell'inizio del nuovo anno accademico non consente la perdita di una giornata solamente per votare e lo stress conseguente a un viaggio mediamente di otto-dieci ore”. Non è una banalità: perché questi giovani si sentono defraudati di un diritto che hanno tutti i cittadini italiani, compresi quelli che hanno la residenza all'estero. Questi ultimi, tra l'altro possono votare per corrispondenza, mentre quelli temporaneamente fuori sede non possono farlo. Infine, si parla molto dell'aumento dell'astensione al voto. L'assenza dai seggi degli studenti fuori sede, in Provincia di Belluno potrebbe pesare per almeno il 2 % degli aventi diritti al voto. “Forse”, aggiunge Alice, “ potremo pensare che lo ostacolino apposta, considerando che il voto dei giovani potrebbe essere innovativo e cambiare i rapporti tra i partiti”. “Ci sono, poi”, aggiunge Carlotta, studentessa all'ateneo patavino, chi come mè che in quei giorni è in gita all'estero già programmate dalle università. Io sarò a Parigi e non potrò senz'altro rientrare a casa. Il voto per gli studenti universitari” aggiunge, “è un problema che è sul tappeto da anni e che oggi sarebbe risolvibile con il voto digitale. Sarebbe una soluzione ottimale e senza pericolo di brogli perché ogni studente è obbligato ad avere lo Spid che lo identifica. Quindi sarebbe un metodo attuale e senza pericoli”.VITTORE DORO