PERCHE' CON I SOLDI DEL PNRR IL COMUNE DI PIEVE DI CADORE NON RIATTIVA IL SERVIZIO DI BUS CON POZZALE, SOTTOCASTELLO E NEBBIU':
La stampa bellunese in questi giorni è piena di recriminazioni verso i giovani che sono iscritti all’AIRE ed emigrano nelle altre regioni italiane e negli stati esteri perché non trovano delle soluzioni occupazionali che consentano di trovare la loro strada e mettere su una famiglia regolare proiettata al futuro. Un esempio esistente oramai da anni, è dato dal paese di Nebbiù, frazione di Pieve di Cadore. Come Nebbiù ci sono decine di paesi che vedono scappare i giovani, ma al loro interno e dall’amministrazione comunale nulla viene fatto per fermare l’esodo e invertire il trend negativo. Nebbiù di Cadore, fino a pochi anni fa era una delle località preferite da turisti di tutto il mondo, compresi molti industriali veneti che avevano acquistata una loro casa per le vacanze. Era anche conosciuto come il luogo dove gli emigranti in pensione potevano tornare per trascorrere in pace gli ultimi anni della loro vita. C’erano tre Osterie; il negozio di generi alimentari; il tabaccaio; l’edicola; un Bazar, una pensioncina, il tutto collegato con la statale di Alemagna con un servizio di Bus soddisfacente. Consentiva una vita lavorativa tranquilla a oltre 15 persone: un lavoro che oggi non c’è più perché l’Amministrazione Comunale ha deciso di interrompere il servizio di autobus sia a Nebbiù, che a Pozzale e a Sottocastello. Isolando in questo modo le tre frazioni dal contesto pievese. Oggi tutti i posti che esistevano nei tre paesi sono scomparsi o non sono più remunerativi. Per Nebbiù, l’ultima speranza di una sua rinascita sta nel vecchio bar della Cooperativa “La Nebludense” funzionante dal 1952 nella Casa della Regola, che sta per essere riaperto. E’ chiuso dal 30 giugno del 2018 e in quel momento era l’unico posto di lavoro.
La riapertura è stata preannunciata dalla stessa Regola di Nebbiù, proprietaria dei locali che aveva sempre messo a disposizione e che sin dal 1952 avevano sempre ospitato l'esercizio. Quando è nata, l’osteria era parte della Cooperativa di Consumo “La Nebludense”, ubicata nel fabbricato della Famiglia De Maso sin dal momento della sua costituzione avvenuta nel 1921. In precedenza un’attività simile era nata per assistere la popolazone di Nebbiù ancora nel 1891, sempre sotto forma di Cooperativa, fornendo i generi alimentari indispensabili per la vita dei “Nebludensi”, compreso il pane che veniva acquistato nel panificio di Pieve. Le vendite avvenivano spesso a credito perché molti abitanti erano emigrati negli USA e nelle altre Americhe. Il primo negozio Cooperativo visse fino al 1917, quando in paese arrivarono gli austriaci dopo Caporetto. Il bar- osteria era anche una rivendita di generi di monopolio, la numero 5, ben visibile da tutti perché inciso su una tabella che è sempre stata esposta- come previsto dalla legge- all’esterno della struttura. Oggi quella tabella con il numero identicativo è conservata all’interno dell’ Osteria, appesa al muro come un quadretto per ricordare un tempo di grande coesione della popolazione e quasi sconosciuto alla maggioranza dei clienti odierni del locale.
PERCHE’ L’OSTERIA IL FOLLETTO E’ FONDAMENTALE NON SOLO PER IL PAESE DI NEBBIU’.
L'osteria
era stata chiusa il 30
giugno 2018.
Molto il rammarico da
parte dei residenti della frazione e anche dei numerosi turisti che
frequentano la piccola frazione del Comune di Pieve. Anche se la
riapertura non è stata ancora ufficializzata perché mancano i
collegamenti della Lottomatica per i pagamenti di bollette e imposte,
l'intero paese ha applaudito all'iniziativa e segue con attenzione
i lavori di sistemazione per renderla sempre più accogliente. La
soddisfazione maggiore l'ha manifestata il marigo della Regola di
Nebbiù, Francesco Costella, secondo il quale è stato raggiunto un
primo obiettivo per la rinascita del paese.
“ L'Osteria,
infatti, è vista come un luogo di incontro e confronto,
un'occasione per stare assieme condividendo attese ed aspettative.
Per questo motivo, sottolinea Francesco
Costella,
la Regola si è fatta promotrice e ci crede fermamente. Questo perché
al di là dell'esercizio commerciale, è un luogo di servizio per la
gente non solo di Nebbiù, ma anche dei turisti e degli abitanti
della vicina Valle”. Si parla spesso del calo demografico che sta
penalizzando i paesi di montagna, sempre più isolati e dove le
amministrazioni comunali tolgono i mezzi di trasporto, lasciando solo
in parte quelli legati alla scuola, anche a quella dell’infanzia.
Purtroppo per rendersi conto di questi disservizi- che spesso si
tramutano in tragedie- è necessario viverci. Già perché
nelle piccole realtà della periferia montana e nei paesi come
Nebbiù, è sempre più difficile garantire i servizi. La
prolungata chiusura dell’osteria, aveva aggiunto un ulteriore
tassello al mosaico dello spopolamento della frazione di Nebbiù,
che
tra l’altro non è nemmeno piccola, avendo una popolazione di circa
450 abitanti ( 250 nella parte alta e il resto nelle case a sud della
Casa Alpina Mari). Molti di più di altri comuni come Zoppè, Selva
di Cadore, Perarolo, Ospitale di Cadore, paesi del Comelico. C’è
anche e un’azienda importante come la Galvalux. Inoltre è un
apprezzato centro turistico: vedi la presenza di molte case di
proprietà di industriali e di imprenditori importanti e di una
struttura come la Casa Alpina Bruno e Paola Mari che nei mesi di
Giugno, Luglio, Agosto e Settembre ospita oltre 600 tra turisti e
addetti. Costoro se non hanno un’auto propria possono gustare solo
a metà la vacanza perché rimangono bloccati nella struttura a
causa della mancanza del Bus. Questa massa di turisti e di cittadini,
pur essendo ansiosi di farlo, non sono, infatti, in grado di seguire
le manifestazioni culturali e sportive, comprese quelle programmate
dalla Fondazione Tiziano Vecellio, dalla Magnifica Comunità di
Cadore e dagli altri enti turistici, condannando il lavoro degli
organizzatori culturali a dei fallimenti per l’esiguo numero di
partecipanti alle manifestazioni. Manca, inoltre, anche la cassetta
per imbucare la corrispondenza, come non esiste la possibilità di
pagare una bolletta o caricare il telefonino. Per farlo è necessario
scendere a Tai oppure all’Albergo Bel Sit di Valle a piedi perché
l’autobus, dopo la soppressione del servizio gestito dal Comune di
Pieve quando non c’è il servizio scolastico e per l’intera
estate, non arriva e il paese è così completamente isolato. E’
un problema anche economico perché l’assenza del servizio di
autobus ha provocato il calo dei valori immobiliari dei fabbricati di
Nebbiù di circa un terzo. Per questo molte
speranze erano attese dalla legge dei <piccoli centri>
approvata dal Parlamento nel settembre 2017, ma che pur pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale il 2 novembre dello stesso anno, non è mai
entrata in vigore. Oggi la possibilità di riattivare il servizio di
autobus nelle frazioni esiste: sarebbe sufficiente che con il denaro
dell’Europa, conosciuto come PNRR, invece che impiegarlo in opere
che non portano posti di lavoro ma solo visibilità per gli
amministratori, venissero ripristinati i collegamenti del Bus con
Pozzale, Sottocastello e Nebbiù che sono le vere arterie dello
sviluppo.
Il
nuovo gestore è un giovane del posto: Luca
De March, un giovane intraprendente che senza tanti clamori sta
organizzando al meglio l'attività
allo scopo di arrivare al più presto all'inaugurazione in grande
dell'attività. L'idea del nuovo gestore è di farla diventare una
leva per rivitalizzare il paese e un punto di riferimento sociale ma
anche un sito attrezzato per erogare dei piccoli servizi di cui ha
bisogno la comunità. Un luogo dove ci si ritrova, al di là del
caffè, del calice di prosecco o durante l’inverno una bevanda
calda, per parlare, leggere i giornali, commentare e anche per
esporre i bisogni personali o dell'anziano vicino di casa, com'è
stata per molti anni nel passato. Spetterà
dunque a Luca De March – che intanto ha cambiato il nome del locale
in “Osteria il Folletto”- proporre iniziative e attività capaci
di richiamare l'attenzione dell'intero Cadore e
dei turisti. VITTORE DORO



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