LA LINEA FERROVIARIA DEL CADORE
LA LINEA FERROVIARIA DEL CADORE DELLA QUALE NESSUNO PARLA
Il nostro blog sulla ferrovia pubblicato il 19 settembre 2017, ha fatto sobbalzare sulla sedia più di qualche amministratore pubblico, perché ha evidenziato un problema reale al quale nessuno aveva fatto caso: il costo della terza via è troppo alto e di conseguenza difficilmente la Regione Veneto lo finanzierà, anche perché la sua costruzione sarebbe la spesa minore. Il costo reale della infrastruttura non sarebbe la sua costruzione, ma il suo esercizio. Lo dimostrano i bilanci delle linee ferroviarie dell'Alto Adige, come ha sempre affermato il suo presidente Arno Compatcher: "Le valli dell'Alto Adige sono fiorenti e molto frequentate proprio perché sono percorse dalle linee ferroviarie, le spese delle quali per arrivare al pareggio sono però finanziate dalla Provincia di Bolzano". Lo ha riconosciuto anche il sindaco di Valle che non ha firmato il documento. Il presidente della Magnifica Comunità di Cadore Renzo Bortolot ha comunque ragione quando parla di linea ferroviaria di collegamento con lo scopo di trarre dall'isolamento il Comelico e Auronzo. E', allora, necessario ripensare alle motivazioni per le quali questi territori vogliano un collegamento ferroviario: non più linea turistica, ma linea passeggeri e merci normale. In pratica ritornare al progetto della linea ferroviaria dell'ingegnere Cella redatto nel 1925-26 per collegare Villa Santina con Cimagogna e la Pusteria. E', quindi, necessario scindere il desiderio di una ferrovia in Cadore in due parti: una linea veloce che attraverso la Valle del Boite prolunghi la ferrovia attuale fino a Cortina d'Ampezzo e una linea a scartamento normale che colleghi l'attuale terminal - stazione ferroviaria di Calalzo- con Cimagogna e con il Comelico. In questo caso potrebbe benissimo essere presa in considerazione quella che oggi è indicata come la "terza via". Una linea che vedrebbe la possibilità di realizzare anche il collegamento Carnia -Cadore, da sempre auspicata da Udine. Nel primo caso: una linea veloce attraverso la Valle del Boite, partendo da Perarolo e non da Calalzo, potrebbe portare i turisti a Cortina in 20-25 minuti, conservando anche la "panoramicità" auspicata dal Presidente Bortolot. Con quel tragitto, infatti, non sarebbero più necessarie tre gallerie: la Calalzo di 1630 metri, la galleria Pieve di 4800 metri e la Colmao di 6830 metri. Se realizzata sulla sponda sinistra del Boite non sarebbe nemmeno necessaria la Galleria Antelao di 4500 metri. Quindi la linea riprenderebbe il carattere di treno turistico veloce e panoramico. Sarebbe dunque da rifare il progetto tenendo presente che la linea dovrà essere leggera e diverrebbe molto meno costosa di quella preventivata sinora. La linea oggi indicata come la "terza via", avrebbe senz'altro una funzione socio-economica molto importante, anche perché oltre che a collegare alla linea ferroviaria il Comelico, quindi aprire allo sviluppo tutta la vallata. Inoltre sarebbe economicamente promettente il collegamento Auronzo -San Vito, visto come la porta di accesso a Cortina. Da non dimenticare in prospettiva la possibilità che questa linea offrirebbe per un collegamento con la Carnia, tramite un tunnel stradale da realizzare sotto il Passo della Mauria, traendo finalmente anche le sue vallate da un isolamento secolare. Un isolamento aumentato dalla chiusura della linea ferroviaria Villa Santina -Tolmezzo avvenuto nel 1968. Una linea che nel 1928-29 aveva visto la prospettiva di potersi collegare con il Cadore. Lavori che addirittura iniziarono, per essere poi bloccati dalla crisi economica del 1929. Probabilmente i sindaci cadorini che hanno pensato alla "terza via" ferroviaria non frequentano la Carnia: si sarebbero accorti che da molti decenni l'unico argomento che impedisce agli abitanti di Forni di Sotto e di Sopra di lasciare i loro paesi, sempre più poveri e deserti, è stata la possibilità di trovare posti di lavoro in Cadore, molti dei quali negli ultimi anni sono scomparsi. E' per questo che stupisce la posizione di chi vuole regalare al Friuli Venezia Giulia la conca di Sappada, certamente molto più ricca della Carnia.
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