giovedì 21 marzo 2019

CHE FINE HA FATTO LA CARTA DI TREVISO SUI MINORI?

L'Ordine dei giornalisti che in questo momento è impegnato nella lotta per la libertà di stampa  nei confronti delle minacce provenienti dalle mafie, dovrebbe avere altrettanta attenzione nei confronti dei giornalisti che non rispettano la deontologia professionale nei confronti dei minorenni. Dov'è finita la Carta di Treviso? Sembra sia stata gettata nella spazzatura. Da troppo tempo c'è una corsa allo scoop e al sensazionale utilizzando comportamenti e scandali che vedono coinvolti minorenni di ambo i sessi.  E' una constatazione che riguarda tutti gli organi d'informazione: dalla carta stampata ai siti web, dalle radio alle televisioni, comprese quelle di Stato  e i grandi giornali a tiratura nazionale. Non sempre sono iniziative di singoli giornalisti o conduttori, ma anche delle stesse redazioni. Ormai fa parte della routine chiedere da parte della redazione, al corrispondente di un giornale periferico che dovendo scrivere un pezzo di cronaca nera o rosa che non riguarda un VIP, quindi non sufficientemente importante,   cercare e riportare nell'articolo  dei particolari morbosi sui protagonisti,  perché altrimenti il pezzo non andrà in pagina e lui non guadagnerà nulla.   Ai corrispondenti     non vengono più chieste informazioni sui fatti, ma "dove sta la notizia?" che deve solo essere eclatante anche se non rispetta le persone. Basta guardare lo scandalo dei servizi di nera delle TV per capirlo. Sembra che i giornalisti  della carta scritta, del web e delle TV confondano <l'età del consenso legale > dei giovani implicati in fatti di sesso e stupri  e non la loro minore età. Nei giorni scorsi in un giornale del bellunese è apparso un pezzo relativo ad un processo in corso per uno stupro sofferto da una sedicenne da parte di un ventottenne. L'articolo - non firmato- perciò del direttore responsabile, non solo ha riportato la cronaca dell'udienza, ma anche -pur  senza riportare il nome della ragazza- le indicazioni che sono state talmente dettagliate da consentire ai lettori di risalire alla sua famiglia perché è stato citato il paese di 450 abitanti dove vive e dove tutti si conoscono. Non solo: sono stati riferiti anche dei particolari intimi tali da aver  trasformato da offesa a imputata la sedicenne, che oggi è additata come persona facile, mentre è solo fragile e avrebbe avuto diritto alla necessaria protezione della Comunità. Oggi, quella ragazza beve e ha perso il giro delle amicizie abituali.  Nella  località  dove questa famiglia vive il dispiacere è enorme e vive nel terrore che in una prossima udienza, che si terrà in primavera il fatto si ripeta. Dov'è andata la Carta di Treviso che al punto 3 " vieta la pubblicazione di  tutti gli elementi che possono portare con facilità alla identificazione della persona, della sua famiglia, l'indirizzo dell'abitazione o della residenza, la scuola, la parrocchia, i sodalizi frequentati e qualsiasi altra indicazione o elemento che possano contribuire alla sua identificazione. Analogo comportamento deve essere osservato per episodi di pedofilia,  abusi e reati di ogni genere". Perché L'ordine tanto attento quando si tratta di difendere -giustamente- gli interessi degli iscritti, non segue con altrettanta attenzione questi fatti, che screditano tutta la categoria?