martedì 4 giugno 2019

COME COLLEGARE LE OLIMPIADI DI CORTINA ALLA RETE FERROVIARIA VENETA

CADORE

Nel settembre del 2017 ero intervenuto sul  blog "Il Cadore è...."per spiegare l'impossibilità di realizzare un collegamento ferroviario Venezia -Cortina con il progetto proposto dai sindaci. In questi mesi dalla Regione Veneto, come avevamo previsto, non sono arrivate notizie positive, ma tutto è caduto nel silenzio. Alcuni giorni fa in  Cadore c'è stato un consistente rinnovo delle amministrazioni comunali (12 su 22) e alcuni dei sindaci di allora non sono più in carica. Ai nuovi eletti  nelle varie liste, l'Agenzia Ladina Auros, che da tempo cerca un collegamento su ciò che  avviene tra  Cadore e Cortina, ritiene opportuno proporre ai candidati una soluzione al problema che potrebbe essere fatto proprio anche dalla Regione Veneto. Prendendo per realistica la possibilità che la Regione voglia collegare Venezia con Cortina con un treno turistico  che in tempi ragionevoli colleghi la Porta delle Dolomiti al centro delle manifestazioni sportive. Se l'obiettivo è quello di collegare le due località nel minor tempo possibile, oggi   il problema è la perdita di tempo imposta al treno per  percorrere due volte nello stesso viaggio,  il tragitto dalla stazione di Perarolo a quella di Calalzo e viceversa. Un allungamento del viaggio di almeno mezzora tra la partenza del treno dalla stazione di Perarolo, il suo arrivo a Calalzo e poi l'arrivo alla stazione delle autocorriere nel Piazzale Dolomiti di Tai, dove inizia la linea automobilistica della Valle del Boite. Quindi la linea ferroviaria per Cortina  dovrebbe avere come terminale la stazione di Perarolo e non Calalzo. Il sindaco di Cortina, durante l'incontro con l'Assessore De Berti aveva affermato che a lui non interessava quale strada percorresse il treno, ma la sua esigenza era solo quella della durata  del viaggio da Venezia a Cortina. Se questo è il problema, esiste una sola soluzione: dalla stazione di Perarolo il treno non deve andare a Calalzo, ma con una linea nuova costruita costeggiando o il Torrente Boite, raggiungere la stazione di Cortina, che dovrebbe essere costruita ex novo in una zona quasi centrale della città ampezzana e con la possibilità di collegarsi  con una linea verso Dobbiaco e Brunico per chiudere l'anello dolomitico tanto auspicato da Luca Zaia e dal BARD. E' una soluzione che era stata chiesta dai cittadini della Valle del Boite ancora prima che il treno arrivasse a Calalzo. E che ritorna di attualità proprio adesso che si parla dei Giochi Olimpici a Cortina nel 2026. Secondo un progetto del Ministero dei Lavori Pubblici una derivazione della linea Longarone Calalzo, avrebbe dovuto raggiungere Dogana alle porte di Cortina che allora era ancora austriaca. Una idea ancora più valida oggi e realizzabilissima per le Olimpiadi.  Non se ne fece nulla e la popolazione della Valle del Boite fermò per molte ore  il primo convoglio diretto a Calalzo, mettendo delle traversine sui binari. La foto delle dimostrazioni che si sono tenute alla curva di Sant'Andrea il 20 maggio 1914, con i sindaci in testa,  dimostra la grande richiesta di una linea ferroviaria che  passasse lungo la Boite. La popolazione non ottenne nemmeno la  fermata a Sant'Andrea e dovette accettare di allungare i tempi di percorrenza arrivando a Calalzo per poi arrivare con i propri mezzi nei loro paesi. E' chiaro che la stazione di Calalzo , anche in presenza di una linea diretta per Cortina, dovrebbe rimanere efficiente per un eventuale prolungamento nella Valle d'Ansiei e in Comelico, come previsto dal progetto firmato dall'ingegner Giuseppe Corte nel 1928. La prima trance di questo progetto prevedeva il prolungamento della ferrovia da Calalzo fino a Cimagogna, per una lunghezza di 12 chilometri.
VITTORE DORO







giovedì 21 marzo 2019

CHE FINE HA FATTO LA CARTA DI TREVISO SUI MINORI?

L'Ordine dei giornalisti che in questo momento è impegnato nella lotta per la libertà di stampa  nei confronti delle minacce provenienti dalle mafie, dovrebbe avere altrettanta attenzione nei confronti dei giornalisti che non rispettano la deontologia professionale nei confronti dei minorenni. Dov'è finita la Carta di Treviso? Sembra sia stata gettata nella spazzatura. Da troppo tempo c'è una corsa allo scoop e al sensazionale utilizzando comportamenti e scandali che vedono coinvolti minorenni di ambo i sessi.  E' una constatazione che riguarda tutti gli organi d'informazione: dalla carta stampata ai siti web, dalle radio alle televisioni, comprese quelle di Stato  e i grandi giornali a tiratura nazionale. Non sempre sono iniziative di singoli giornalisti o conduttori, ma anche delle stesse redazioni. Ormai fa parte della routine chiedere da parte della redazione, al corrispondente di un giornale periferico che dovendo scrivere un pezzo di cronaca nera o rosa che non riguarda un VIP, quindi non sufficientemente importante,   cercare e riportare nell'articolo  dei particolari morbosi sui protagonisti,  perché altrimenti il pezzo non andrà in pagina e lui non guadagnerà nulla.   Ai corrispondenti     non vengono più chieste informazioni sui fatti, ma "dove sta la notizia?" che deve solo essere eclatante anche se non rispetta le persone. Basta guardare lo scandalo dei servizi di nera delle TV per capirlo. Sembra che i giornalisti  della carta scritta, del web e delle TV confondano <l'età del consenso legale > dei giovani implicati in fatti di sesso e stupri  e non la loro minore età. Nei giorni scorsi in un giornale del bellunese è apparso un pezzo relativo ad un processo in corso per uno stupro sofferto da una sedicenne da parte di un ventottenne. L'articolo - non firmato- perciò del direttore responsabile, non solo ha riportato la cronaca dell'udienza, ma anche -pur  senza riportare il nome della ragazza- le indicazioni che sono state talmente dettagliate da consentire ai lettori di risalire alla sua famiglia perché è stato citato il paese di 450 abitanti dove vive e dove tutti si conoscono. Non solo: sono stati riferiti anche dei particolari intimi tali da aver  trasformato da offesa a imputata la sedicenne, che oggi è additata come persona facile, mentre è solo fragile e avrebbe avuto diritto alla necessaria protezione della Comunità. Oggi, quella ragazza beve e ha perso il giro delle amicizie abituali.  Nella  località  dove questa famiglia vive il dispiacere è enorme e vive nel terrore che in una prossima udienza, che si terrà in primavera il fatto si ripeta. Dov'è andata la Carta di Treviso che al punto 3 " vieta la pubblicazione di  tutti gli elementi che possono portare con facilità alla identificazione della persona, della sua famiglia, l'indirizzo dell'abitazione o della residenza, la scuola, la parrocchia, i sodalizi frequentati e qualsiasi altra indicazione o elemento che possano contribuire alla sua identificazione. Analogo comportamento deve essere osservato per episodi di pedofilia,  abusi e reati di ogni genere". Perché L'ordine tanto attento quando si tratta di difendere -giustamente- gli interessi degli iscritti, non segue con altrettanta attenzione questi fatti, che screditano tutta la categoria?