Post indirizzato ai mezzi d'informazione che si occupano di educazione dei ragazzi in età della scuola dell' obbligo.
I molti casi di esplosione di violenza da parte di ragazzi singolarmente o in gruppo -anche visti come baby gang-, hanno portato alla luce un problema che esiste da sempre, ma che solo in qualche occasione ha trovato una soluzione accettabile. Ha trovato, invece, molti educatori e comunicatori che lo hanno affrontato sia sulla stampa, sia sui blog e molto più spesso nei salotti televisivi con lo scopo di fare grandi ascolti perché l'educazione e la criminalità dei giovani sono argomenti che affascinano gli ascoltatori, specialmente quando questi ultimi sono interessati perchè sono famigliari o genitori di ragazzi giovani in età scolare. Durante le incheste e i dibattiti emergono chiaramente le carenze della società nella quale viviamo nella quale gli imputati sono sempre la scuola o la famiglia.Spesso tutte e due. Nessuno però affronta il tema: "COSA E' POSSIBILE FARE PER RIDURRE O ELIMINARE ILPROBLEMA". Tutti sono indirizzati ad analizzare i vari comportamenti, addebitando i cattivi comportamenti alternativamente alle famiglie spesso inesistenti o alla scuola che non riesce più ad essere una comunità educante.
Ho letto molti articoli di stampa ed ho seguito varie tavole rotonde e altrettanti salotti televisivi ai quali hanno partecipato dagli scrittori, ai psicologi e ai psichiatri della gioventù, nonchè magistrati che si occupano di minori. Pagine intere dedicate a questo problema, centinaia di ore di discussioni che non portano a risultati concreti, come invece sarebbe auspicabile nell'interesse dei giovani. Tutti dimenticano costantemente che i comportamenti esuberanti che a volte sfociano nella violenza dei ragazzi, sono legati alla loro età con la necessità di farsi notare, per dimostrare agli adulti che <loro esistono>.
Questa loro energia, questa voglia di emergere, invece che essere lasciata libera e incanalata verso obiettivi positivi, trasformata in azioni utili alla loro crescita e indirizzata verso un progetto con un obiettivo scelto dagli stessi ragazzi. L'attività sportiva va bene, ma spesso è indirizzata verso obiettivi economici, che se non vengono raggiunti, deludono chi la pratica e i genitori che spesso s'illudono di avere dei campioni in famiglia. Esistono, invece, dei metodi educativi che indirizzano i bambini e i ragazzi verso una vita positiva, anche se il fattore economico non è importante. Di questi metodi e dei loro benefici sulla gioventù in televisione, sulla stampa e sul web, non ho mai sentito né parlare né discutere.
Uno di questi metodi è lo Scoutismo.
LA PROPOSTA EDUCATIVA SCOUT
Il metodo educativo è quello dello scoutismo, i cui principi fondamentali si trovano nell’opera del fondatore Baden-Powell e sono tradotti in un modello educativo maturato progressivamente nell’esperienza dei capi che si sono succeduti nel corso degli anni. Questi principi sono perseguiti in maniera adeguata all’età, rispettando i tempi di crescita dei singoli e della comunità. In quanto metodo attivo, lo scoutismo si realizza in attività concrete proposte alla ragazza e al ragazzo, che sono incoraggiati ad imparare con l’esperienza, la riuscita e i propri eventuali errori. Lo stile con il quale si svolgono le attività è dell’imparare facendo, dove le conoscenze del più competente vengono trasferite agli altri, dando così primato all’esperienza. Tutte le attività sono realizzate nella semplicità e si fondano sull’uso di mezzi poveri per una concreta educazione a questa virtù e per favorire la partecipazione alle attività di ogni ragazzo e ragazza, indipendentemente dalle condizioni economiche. Il metodo educativo in Italia è esercitato da alcune associazioni (- AGESCI - Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani http://www.agesci.org
- AIGSEC - FSE - Associazione Italiana Guide E Scouts d'Europa Cattolici aderenti alla Federazione dello Scoutismo Europeo http://www.fse.it
- ASCI - Associazione Scoutistica Cattolica Italiana http://www.asci.it/ - Associazioni Laico-Pluraliste
- ASSISCOUT - Associazione Indipendente Scout http://www.assiscout.org/
- ASSORAIDER - Associazione Italiana dello Scoutismo Raider http://www.assoraider.it/ Federata - CNGEI - Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani http://www.cngei.it - Associazioni di Minoranze Religiose
- AISA - Associazione Italiana Scout Avventista http://www.avventisti.it/ga/downloads.asp?cat=15 - ASEI - Associazione Scout Evangelici Italiani http://www.asei.it) Tra queste quella con i numeri più alti è l’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani). La sua proposta educativa
-vede i giovani come autentici protagonisti della loro crescita;
-deriva da una visione cristiana della vita;
-tiene conto della globalità della persona e quindi della necessaria armonia con se stessi, con il creato, con gli altri;
-è attenta a riconoscere valori, aspirazioni, difficoltà e tensioni nel mondo dei giovani. In relazione alle caratteristiche psicologiche delle successive età dei ragazzi e delle ragazze, il metodo scout si articola in tre momenti specifici, coordinati e progressivi di educazione, denominati branca Lupetti/Coccinelle, branca Esploratori/Guide, branca Rover/Scolte. I capi cercano di utilizzare in modo corretto il metodo scout così come pensato da B.P. e reso attuale dall’esperienza di coloro che, dopo il fondatore, lo hanno applicato. In modo particolare vengono sempre tenuti presente i quattro punti fondamentali: -formazione del carattere; -salute e forza fisica; -abilità manuale; -servizio del prossimo. Attraverso questi quattro punti, il cammino scout ha come finalità quella di educare uomini e donne della Partenza, ovvero uomini e donne che scelgono di giocare la propria vita secondo i valori proposti dallo scoutismo, che indirizzano la loro volontà e tutte le loro capacità verso quello che hanno compreso essere la verità, il bene e il bello.
Come esempio che di mostra la validità del metodo e che vale per tutta la vita, può essere preso quello di Nebbiù nel Comune di Pieve di Cadore.
Nel 1954 in questo piccolo paese di montagna (450 anime),
dove non esisteva nessuna struttura organizzata per i bambini e i ragazzi venne fondato un riparto di scout formato da due squadriglie di Esploratori per un totale di 24 ragazzi. Sotto la direzione di un Rover in servizio militaredi leva nella vicina caserma, un ragazzo di 17 anni e un assistente spirituale, le due squadriglie iniziarono la loro attività. Le mamme e le nonne confezionarono le divise e i guidoni e i ragazzi di età tra i 9 e i 14 anni iniziariono a studiare la natura, imparare i nodi, fare delle <uscite> (escursioni) e organizzare i primi campeggi. Utilizzando una stanza della casa canonica riuscirono ad avere anche una sede e l'attrezzatura adeguata da loro acquistata un po' alla volta. Durante l'estate al gruppo si aggregarono altri 6 ragazzi di famiglie in villeggiatura che s'integrarono perfettamente. Il riparto sviluppò molte attività anche importanti e divenne il simbolo di una realtà invidiata da tutti i paesi limitrofi e un esempio anche a livello regionale. E' stato un metodo educativo che ha fatto sì che in tutta la comunità pesana da allora a tutt'oggi non si verificasse nessuna baruffa o atto violento. Tra i membri delle squadriglie e all'interno del riparto nacque una fratellanza talmente forte che che ha fatto sì che dal momento dello scioglimento avvenuto a dieci anni dalla costituzione per motivi personali (matrimoni) e di lavoro (il paese è terra d'emigrazione), questo legame non si sia mai rotto. Tutti gli scout, oggi dispersi tra l'Europa, il Sudafrica e l'Australia, non si sono dimenticati dei principi che hanno appreso in quegli anni ormai lontani e basati sulla volontà di fare del bene agli altri. E se uno di loro salendo su un bus vede una persona in difficoltà, non esita un istante a cedergli il posto o aiutarla contro i violenti se ne ha bisogno. Un legame di amicizia e fraternità che è rivolto anche verso gli scout degli altri riparti italiani e stranieri.
Ancora oggi: nonostante che dal momento della nascita del gruppo siano passati più di 60 anni e qualcuno non ci sia più, quando è possibile incontrarsi e ricordare quei tempi è festa grande per tutti i protagonisti di quell'esperienza educativa e per il paese. Non sarebbe opportuno che lo Stato investisse qualche soldo per diffondere queste esperienze, specialmente nelle località dove i bambini sono completamente abbandonati a loro stessi magari utilizzando i Rover dei gruppi che quando arrivano al termine della <strada> sono liberi da impegni?