Pieve
di Cadore, 4 gennaio 2017
CS
1/2017
Arrivo
di richiedenti asilo ad Auronzo di Cadore, la Cooperativa Cadore Scs non sta
operando per gestirne l’accoglienza. La
Cooperativa Cadore Scs, dal 2011 impegnata nella gestione dei richiedenti asilo
giunti e ospitati in territorio cadorino, tiene a fare una precisazione in
merito all’articolo apparso martedì 3 gennaio sul Corriere delle Alpi. Sul
“tavolo” il molto probabile arrivo di una quindicina di profughi ad Auronzo di
Cadore. «Nell’articolo si legge che i profughi in arrivo “potrebbero essere
affidati alla Cooperativa Cadore, come già in altri paesi del territorio”.
Precisiamo che non è così», fa presente Luca Valmassoi, responsabile settore
turismo della Cadore Scs. «Siamo intervenuti più volte per trovare alloggi. E
siamo sempre alla ricerca di nuove sistemazioni. Sistemazioni che, secondo il modello
adottato da noi sin dall’inizio, ossia quello dell’ospitalità
diffusa, sono per piccoli gruppi. Ma non in questo
specifico caso. Ad Auronzo non è la Cadore Scs ad occuparsene, ma saranno altri
soggetti. Non abbiamo notizia su chi interverrà, ma possiamo dire per certo che
non siamo noi». E
la realtà cooperativa nata nel 2008 a Valle di Cadore - con lo scopo di
perseguire l’interesse generale della comunità tendendo all’integrazione
sociale - coglie anche l’occasione per fare un bilancio dell’attività svolta in
questi ultimi anni nel campo della gestione dei richiedenti asilo. «Sin dal
2011 è stato adottato il modello dell’ospitalità diffusa», ribadisce Valmassoi,
«ossia piccoli gruppi dislocati in diverse zone: si tratta del modello
che paga di più in termini di integrazione».
Considerata
la sempre maggiore pressione dovuta all’inarrestabile flusso di migranti e,
soprattutto, forte dell’esperienza positiva maturata nel periodo precedente, la
Cadore Scs, dal mese di maggio 2015, ha visto aumentare il numero di prese in
carico di richiedenti asilo, che dalla decina iniziale ha raggiunto ad aprile
2016 le 34 unità. «Attualmente la “famiglia” è cresciuta: siamo a 57
unità», precisa Valmassoi.
Nell’ultimo
biennio si è provveduto anche all’apertura di nuove strutture, dislocate su
Comuni del Cadore precedentemente non interessati nel progetto, coinvolgendo
non solo altre amministrazioni locali, ma anche la Diocesi di Belluno, avendo
quest’ultima generosamente concesso in comodato d’uso un suo ex convento.
Le
strutture ricettive attive sono una casa singola a Valle di Cadore (capacità
ricettiva 5-6 persone), l’ex convento (18-20 persone) e un appartamento (3-4) a
Pieve, un appartamento a Domegge (4-5) «e, mentre è stata chiusa la piccola
struttura di Perarolo, ne abbiamo aperte due nuove: a Lozzo (6 ospiti) e Santo
Stefano (8 ospiti)».
Nelle
diverse strutture, per quanto possibile, si è cercato di favorire la convivenza
tra gli ospiti creando gruppi omogenei per lingua ed etnia. Inoltre, la Cadore
Scs continua a facilitare la massima autonomia da parte degli ospiti per quanto
riguarda la gestione dei pasti, delle pulizie, della lavanderia.
Le
esperienze passate avevano visto la Cooperativa ospitare solamente giovani
uomini provenienti dalle zone sub-sahariane. Dal giugno 2015 invece, hanno
cominciato a presentarsi delle situazioni meno omogenee. Per alcuni mesi la
Cadore Scs si è presi in carico tre coppie di coniugi e si è anche assistito
alla nascita di un bebè, avvenuta nel settembre 2015. Inoltre, dall’estate 2015
sono ospitate anche persone provenienti dal continente asiatico, come ad
esempio cittadini afghani, bangladesi e pakistani.
Per
favorire l’integrazione sono stati organizzati incontri di discussione con lo
psicologo della Cooperativa e da settembre 2015 gli ospiti possono usufruire
dell’ausilio della figura della mediatrice culturale. Non sono mancati i corsi
di lingua italiana: tutti i richiedenti asilo hanno potuto seguirli sin dai
primi giorni del loro arrivo. Da non dimenticare, solo per citare alcuni degli
altri progetti, le attività di volontariato (come sfalcio dei prati e pulizia
delle strade); alcuni allenamenti e una partita amichevole grazie all’associazione
sportiva Fc Cadore 1919; l’incontro “Human: Accoglienza, diritti e futuro”, a
marzo 2016; l’impiego di cinque richiedenti protezione internazionale nel
progetto di coltivazione del carciofo di montagna, “SIMBIorti”.